Innovazione ed ecosostenibilità per essere competitivi
“La ricerca come cervello della crescita di Mapei”. Intervista a Marco Squinzi Responsabile R&S del Gruppo Mapei.
“La ricerca come cervello della crescita di Mapei”. Intervista a Marco Squinzi Responsabile R&S del Gruppo Mapei.
“La ricerca come cervello della crescita di Mapei”. Così Marco Squinzi, responsabile R&S di Mapei, sintetizza la centralità della ricerca in un gruppo presente sui mercati globali e l’impegno che dedica a questa attività.
Partiamo da alcuni numeri: qual è l’attuale assetto della ricerca e come è cambiato negli ultimi anni?
Nel 2015 Mapei poteva contare su 18 laboratori di ricerca che oggi sono saliti a quota 31, di cui 6 in Italia e 4 in Nord America. L’attività, nelle sue linee-guida, è coordinata dalla sede centrale di Milano che occupa 170 dipendenti, ma poi si articola in un network di sedi nei Paesi dove è presente Mapei. A questa rete vanno poi aggiunti i centri di ricerca delle altre società del gruppo: Polyglass, Vinavil, Rasco, Sopro.
Quali sono gli obiettivi dell’attività di ricerca e sviluppo?
Nel nostro lavoro dobbiamo avere sempre presenti alcune finalità verso le quali indirizzare la ricerca. Per esempio la vicinanza al mercato, perché questo consente la velocità di intervento e la possibilità di introdurre eventuali modifiche per i prodotti con un breve ciclo di vita. Altro elemento fondamentale è la conoscenza delle regole e della normativa dei singoli Paesi che condizionano le nostre scelte. Soltanto chi lavora sul campo è in grado di sapere quale sia il modo più corretto per soddisfare architetti, progettisti e, più in generale, gli utilizzatori finali dei nostri prodotti.
Un altro fattore decisivo è quello della sostenibilità.
Per Mapei è una priorità. L’obiettivo della trasparenza si traduce comunicando al mercato non soltanto le prestazioni di ciascun prodotto, ma anche i materiali utilizzati per realizzarlo e l’impatto sull’ambiente. Quindi scelta di materiali con le migliori prestazioni, materie prime meno pericolose per realizzare prodotti che non emettono sostanze organiche volatili. Ma non solo. Decisiva è anche la localizzazione degli impianti per abbattere i costi di trasporto e l’incidenza ambientale dei trasporti di materie prime e prodotti finiti. Se appena lo scorso anno erano già 172 i prodotti con lapatente EPD (Enviromental Product Declaration), ora siamo arrivati a quota 344 con una copertura quasi integrale della gamma di referenze per l’area della ceramica. L’attenzione a questi parametri per Mapei è massima e inizia fin dalla fase di progettazione. Non è detto che il mercato in termini di prezzo sia sempre disposto a riconoscere qualcosa in più per avere forniture con queste caratteristiche. Sono, però, convinto che chi tra i produttori non si è mosso in questa direzione, alla fine, abbia dovuto scontare una perdita di quote di mercato.
E le strategie “mirate” per il settore della ceramica?
Oramai da tempo sviluppiamo le nostre strategie lungo un paio di direttrici: sostenibilità, di cui abbiamo già parlato, e durabilità che in parte si intersecano.
L’obiettivo è creare prodotti che siano, innanzitutto, di facile applicazione anche perché questo è il modo più efficace per ridurre gli scarti. Ma per massimizzare le caratteristiche della ceramica, materiale di lunghissima durata, dobbiamo fare in modo che i materiali scelti assicurino prestazioni uniformi per un arco temporale adeguato.
Con esigenze che cambiano nel tempo nel passaggio, per esempio, dai formati standard alle grandi lastre che oggi sono molto ricercate dai mercati. Dobbiamo essere flessibili, rispondere alle specifiche esigenze dei mercati e anticipare i trend con un’offerta sempre più innovativa e una gamma di prodotti e sistemi che spazia dai massetti alle finiture per la posa di piastrelle, mosaici, finta pietra e finto legno.
Un’altra caratteristica della ricerca Mapei è lo storico legame con le università.
Questo rapporto si è via via intensificato. Anche a Milano, nella sede centrale di ricerca, stiamo continuando ad assumere e formare giovani e devo dire che la preparazione dei nostri laureati non teme confronti con quella di studenti usciti dalle università straniere. Anzi: in termini di flessibilità e capacità di problem solving in Italia si trovano profili di altissimo livello, non sempre così facili da trovare all’estero.