Alexander Pereira: la grande passione di Squinzi per l'opera e la nostra autentica amicizia
Alexander Pereira, Sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, ricorda Giorgio Squinzi.
Alexander Pereira, Sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, ricorda Giorgio Squinzi.
Caro Giorgio,
già prima che io arrivassi alla Scala i miei amici austriaci mi dicevano che a Milano c’era una persona speciale, Giorgio Squinzi. Un uomo di grande cuore, appassionato d’opera e pieno di un bruciante entusiasmo per il teatro. Quando sono arrivato alla Scala e ti ho incontrato per la prima volta ho ripensato a quanto mi avevano detto e il tuo volto sereno, il riso, il tuo modo di avere - come si dice a Vienna ma anche a Milano - “il cuore in mano” mi hanno immediatamente toccato.
Ho sentito dal primo momento che dalla nostra amicizia avrebbe potuto nascere qualcosa di importante per il Teatro. Non potrò mai dimenticare quando mi hai raccontato che il 2 gennaio 1954 tuo padre ti aveva portato per la prima volta alla Scala. Maria Callas cantava Medea di Cherubini diretta da Leonard Bernstein e in te era nata una passione che sarebbe durata tutta la vita. Per me era impossibile non ricordare la sera del 1956 in cui mia madre, a Vienna, aveva portato me a sentire la Callas in Lucia di Lammermoor di Donizetti diretta da Herbert von Karajan. Una produzione che era nata proprio alla Scala. Dal momento in cui abbiamo iniziato a ragionare e discutere sulla Scala e le tue esperienze in questo Teatro ho saputo che saresti stato l’uomo giusto per il Consiglio di Amministrazione. Questo Teatro aveva già molti motivi di gratitudine nei tuoi confronti, tra i quali la tua generosità nel voler contribuire con mezzi e materiali alla vasta ristrutturazione dell’edificio intrapresa insieme al Comune di Milano su progetto dell’Architetto Mario Botta. Anche per questo ho provato imbarazzo a chiederti il supporto economico per entrare in Consiglio ma sapevo che il tuo contributo alla vita del Teatro sarebbe andato ben oltre l’aspetto finanziario, e averti a fianco è stato determinante in tante decisioni oltre ad essere l’occasione di conoscerti meglio personalmente.
Così ho avuto modo di conoscerti anche nel momento in cui eri colpito dalla malattia e mostravi a tutti come il tuo ottimismo, la tua gentilezza e il tuo amore per la vita fossero più forti della paura e del dolore che hai dovuto affrontare in questi anni. Oso dire di essere diventato un po’ tuo amico ma certamente tu sei stato uno dei pochi amici autentici che ho avuto in questi anni e considero questo un grande regalo: una di quelle amicizie che raramente si formano se non nell’infanzia. Oggi ti prometto che in ogni momento della mia vita avrò verso la tua famiglia l’affetto e l’attenzione che tu hai avuto per me.
Grazie per tutto.